Io, questo ragazzo che ci ha lasciati così… non ancora diciottenne, non riesco a toglierlo dalle mente. Non ho più parole in questi giorni in cui il tempo è rubato come il tuo saluto. Solo il lamento è rimasto. “Io canto la sua eleganza con parole che gemono / e ricordo una brezza triste negli ulivi”.
[…]
Voglio veder qui gli uomini di voce dura.
Quelli che domano cavalli e dominano i fiumi:
gli uomini cui risuona lo scheletro e cantano
con una bocca piena di sole e di sassi.Qui voglio vederli. Davanti alla pietra.
Davanti a questo corpo con le redini spezzate.
Voglio che mi mostrino l’uscita
per questo capitano legato dalla morte.Voglio che mi insegnino un pianto come un fiume
ch’abbia dolci nebbie e profonde rive
per portar via il corpo di Ignazio e che si perda
senza ascoltare il doppio fiato dei tori.Si perda nell’arena rotonda della luna
che finge, quando è bimba dolente, bestia immobile;
si perda nella notte senza canto dei pesci
e nel bianco spineto del fumo congelato.Non voglio che gli copran la faccia con fazzoletti
perché s’abitui alla morte che porta.
Va, Ignazio. Non sentire il caldo bramito.
Dormi, vola, riposa. Muore anche il mare![…]
Federico García Lorca
(Inserito da M.T)
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